È possibile considerare un’Intelligenza Artificiale (IA) come un “creatore” e un “inventore” nel contesto del diritto industriale, rendendola così “titolare” di brevetti?
Già l’uso delle virgolette attorno ai termini “inventore” e “creatore” evidenzia le difficoltà linguistiche e concettuali che emergono nel tentativo di adattare categorie giuridiche consolidate a fenomeni innovativi come l’IA.
I termini “inventore” e “creatore”, tradizionalmente associati a soggetti umani capaci di pensiero originale e creativo, si trovano ora a dover essere riconsiderati in un contesto in cui la creatività e l’innovazione possono emergere anche da algoritmi e sistemi di intelligenza artificiale.
Questa questione va ben oltre gli esercizi di stile e si incarna in problemi concreti di rilevanza economica e sociale.
Infatti, l’Intellectual Property (IP), o Proprietà Intellettuale, anche nella declinazione industriale e non solo autoriale, è considerata un asset chiave nell’economia contemporanea.
I brevetti, come forma di IP, conferiscono un diritto esclusivo all’inventore su un’innovazione, offrendo un meccanismo per capitalizzare le idee e stimolare ulteriori investimenti in ricerca e sviluppo.
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