Nel campo dei procedimento penale, dall’inizio delle indagini preliminari fino al dibattimento, nel corso del quale si formano le prove che il giudice utilizzerà per la sua decisione, l’Intelligenza Artificiale (IA) sta già avendo un impatto ben più significativo di quanto si possa immaginare.
Pensiamo soltanto a tutte le banche dati e agli strumenti utilizzati dalle forze di Polizia per incrociare dati grezzi, o, ad esempio, a tutti i riconoscimenti effettuati grazie a SARI[1], un software che, attraverso l’utilizzo di dati biometrici, consente di identificare i volti delle persone.
Recentemente, è stata diffusa la notizia che, entro un anno (e solo dopo il via libera del Garante per la privacy), le forze di polizia italiane potrebbero avvalersi dell’ausilio del software Giove[2]. Questo software non solo è capace di incrociare banche dati e accelerare le attività di indagine, ma anche di “prevedere” modalità e luoghi di commissione di reati di particolare allarme sociale mediante l’analisi e lo studio dei comportamenti di coloro che sono noti alle forze dell’ordine per i loro precedenti penali.
Ebbene, come ogni fenomeno legato all’innovazione tecnologica, l’utilizzo dell’IA nel settore penale comporta la necessità di approcciarsi a tutta una serie di criticità e opportunità innanzi alle quali, probabilmente, sarà necessario individuare nuove categorie logico – giuridiche per fornire delle risposte esaustive a tutti gli interrogativi che si pongono e che si porranno.