Sta diventando sempre più comune l’utilizzo dell’intelligenza artificiale anche nell’ambito giudiziario.
A Shanghai, ad esempio, è già possibile trovare un magistrato-software in grado di riconoscere otto reati, tra cui frodi con carte di credito, guida pericolosa e gestione di un’operazione di gioco d’azzardo.
Ma come influirà l’intelligenza artificiale nel processo giudiziario?
Il programma sviluppato a Shanghai sarebbe in grado di presentare un’accusa con una precisione superiore al 97% sulla base di una descrizione verbale del caso, riducendo così il carico di lavoro dei magistrati.
Tuttavia, rimangono ancora molti dubbi e preoccupazioni riguardo all’utilizzo dell’IA in questo ambito, soprattutto in relazione alla possibilità di discriminazioni e al rischio di prendere decisioni errate.
In Europa, il Regolamento sulla protezione dei dati stabilisce alcune regole per l’utilizzo dell’IA nei sistemi giudiziari, ma sarà interessante vedere come evolverà l’utilizzo di questa tecnologia nei processi in futuro e quale sarà l’impostazione del sistema giustizia nei confronti di un processo in cui l’elemento dell’intelligenza artificiale sarà sempre più necessario.
Negli Stati Uniti, dove la giustizia predittiva è in uno stato di sviluppo decisamente avanzato, il Presidente Biden ha presentato L’AI Bill of Rights un approccio legislativo per favorire un incontro tra le aziende tecnologiche, i ricercatori e la società civile per costruire “insieme” un sistema valido di protezione dei diritti.
Una prima mossa fondamentale, almeno dal punto di vista simbolico, per tutti quelli che non si sono ancora abituati all’idea del Correctional Offender Management Profiling for Alternative Sanctions (COMPAS) come sistema attiva di intelligenza artificiale all’interno del processo penale americano.